Corpo/Arena
UMA PEÇA PARA UM PALCO CIRCULAR
Escrita em 2019
ao abrigo de uma Bolsa de Criação em Dramaturgia da DGLAB
Estreia
(leitura encenada)
Festival Primavera Dei Teatri, Outubro de 2020
Companhia Mammut Teatro
Um tríptico sobre o corpo contemporâneo: comida, consumo, obesidade, mobilidade, confinamento, tecnologia, sono, produtividade, decadência, beleza e imortalidade são os vectores que atravessam o texto e movem os personagens nas três situações apresentadas, independentes entre si, mas unidas por um fio condutor.
PROGETTO EUROPE CONNECTION
in collaborazione con Fabulamundi. Playwriting Europe
GIANLUCA VETROMILO / MAMMUT TEATRO
scritto da Joana Bértholo
regia Gianluca Vetromilo
con Mauro Failla, Riccardo Lanzarone e Francesco Rizzo
e con Annalaura Morciano
assistenza alla regia Armando Canzonieri
light designer e video mapping Mario Giordano
traduzione Francesca De Rosa con la supervisione di Vincenzo Arsillo
ufficio stampa Linee_relations
produzione Mammut Teatro, Primavera dei Teatri
IMPRENSA (ITÁLIA)
«UN ASPETTANDO GODOT ALIMENTARE»
Più interessante allora la dichiarata dimensione di studio in cui Mammut Teatro ha presentato il primo movimento di un trittico sul corpo e sulle sfide che gli si presentano nel presente e nell’immediato futuro. Il corpo come campo di tensioni e specchio del mondo, un Corpo/Arena che vivrà, che sta già vivendo trasformazioni profonde per quanto riguarda i modi di mangiare, dormire e invecchiare, e il significato stesso di questi tre momenti essenziali della nostra vita biologica. Scritto da Joana Bérthold per la regia di Gianluca Vetromilo, lo spettacolo vede in scena tre uomini (Mauro Failla, Riccardo Lanzarone e Francesco Rizzo) in attesa del cibo ordinato come al solito al telefono. Sono in una specie di isolamento volontario in una stanza o forse in un garage di periferia. Nel prologo con un accenno di pittura di luce (che però nello spettacolo non viene sviluppata), sulla musica di O Superman di Laurie Anderson, appaiono seduti in posture che possono ricordare le figure contorte di Francis Bacon ma sono in tuta da ginnastica e ciabatte. La situazione scenica e i dialoghi hanno toni beckettiani. La consegna è in ritardo e loro cominciano a immaginare pietanze raffinate, a rinfacciarsi l’obesità, ma anche a esaltarla (i grassi sono consumatori più interessanti per l’industria alimentare, hanno superfici più ampie per i tatuaggi, anche i templi sono grassi, ecc.), fino a una presa di coscienza politica: «Siamo grassi perché abbiamo capito che o divoriamo il mondo o è il mondo a divorare noi». Naturalmente il cibo non arriverà mai e la pièce si rivela una sorta di Aspettando Godot alimentare per riflettere sul nostro rapporto con il cibo forzando una condizione non troppo lontana dalla realtà: «In un mondo in cui la staticità accompagna la rivoluzione digitale e il cibo è a portata di smartphone, può un delivery-man essere il nostro unico contatto con il mondo esterno?» Il testo è veloce e ironico, gli interpreti sono come declinazioni di un’unica figura, proprio come in un trittico baconiano. Varrà la pena seguire l’evoluzione del progetto.»
Fernando Marchiori, 15/10/2020
http://www.ateatro.it/webzine/2020/10/15/linconscio-pandemico-del-teatro/
«A CASTROVILLARI LA “PRIMAVERA” TARDA AD ARRIVARE»
La luce che Cauteruccio ha spruzzato sulle mura antiche, i Mammut Teatro l’hanno direzionata per andare a fondo e analizzare l’oggetto materia umana nel loro “Corpo/Arena”, prima trance di un trittico scritto dall’autrice portoghese Joana Bertholo, progetto all’interno di Europe Connection. Cibo, Insonnia e Vecchiaia, i tre stadi umani studiati. Per la regia pulita e netta, senza essere didascalica, ma precisa e sottolineante, senza sovrabbondanza, di Gianluca Vetromilo, tre personaggi con tute acetate, quelle che servono per dimagrire, e lucide come quelle degli astronauti, sono ingabbiati e intrappolati dentro un garage in un’attesa beckettiana spasmodica attendendo il loro cibo ordinato con lo smartphone. Si ingozzano e non sanno neanche il perché: perché così è stato e non sanno, non riescono, non vogliono cambiare prospettiva alla loro esistenza che appare segnata sui binari della non-scelta. La digressione sul cibo da fisica e materiale si fa metaforica, disegnandoci dei pazienti più che degli accaniti consumatori buongustai, dei degenti più che selezionati gourmet. Sono dipendenti ma non se ne sono mai resi conto; è proprio in questa assenza, in questa mancanza prolungata (potremmo trovarci un parallelismo delle nostre vite durante il lockdown impostoci) prendono coscienza delle proprie possibilità e che quello che credono di volere, il cibo in ogni sua forma, altro non è che un tranquillante soporifero che li acquieta, li stordisce, non gli permette di protestare, di cercare la propria felicità perché istupiditi, intontiti, confusi, immobilizzati da jungle food e troppa tv. Sono (siamo?) Vite al Limite: “Non siamo grassi perché divoriamo il mondo ma è il mondo che divora noi”. Sapiente uso delle luci che tagliano, squadrano, zoomano.»
Tommaso Chimenti
https://www.recensito.net/teatro/primavera-dei-teatri-castrovillari-recensione.html
Corpo/Arena
UMA PEÇA PARA UM PALCO CIRCULAR
Leitura encenada
Ciclo de Leituras “ESTA NOITE GRITA-SE”
Janeiro de 2020
Companhia Cepa Torta
«Arranca-se a 4ª temporada do “Esta noite grita-se” com texto da autora portuguesa, Joana Bértholo.
Joana Bértholo, com um consolidado percurso enquanto autora literária, optou recentemente por arriscar no campo da escrita teatral. Com este Corpo/Arena traz-nos um tríptico passado em ambientes distópicos nos quais reconhecemos muitas das preocupações que ocupam o pensamento contemporâneo. Bértholo usa aqui o teatro para nos apresentar a ideia do corpo enquanto lugar fronteira da relação nunca fácil com o nosso contexto e com o nosso futuro. E as personagens que introduz são inesperadas: três gordos que não se conseguindo deslocar, aguardam ansiosamente a entrega da próxima dose de comida, um homem que desde que perdeu o pai nunca mais conseguiu dormir, e três velhos que se degladiam pela melhor posição frente a uma ventoinha, enquanto discutem a pertinência de se manterem vivos. Muito embora os ambientes nos transportem automaticamente para o imaginário de Beckett, estas personagens são dotadas de um realismo que transparece na lucidez dos seus argumentos quando discutem o seu futuro – futuro que, tal como o nosso, é incerto e assustador.»
LEITURA
Direção
Miguel Maia e Filipe Abreu
Interpretação
Ana Vilela da Costa, José Mateus, Miguel Maia e Victor Gonçalves
< Disponível no PODCAST do «Esta Noite Grita-se»